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Sabra e Chatila, giovedì 16/9/1982, secondo la testimonianza di alcuni soldati israeliani, dalle ore
            17 i massacratori penetrano nei campi da due direttrici, da sud e da sud-ovest; alla testa della
            spedizione : Elias Hobeika comandante delle milizie falangiste libanesi alleate di Israele.


            Dalla testimonianza di Selma sfuggita al massacro : “…eravamo in cinque, mio padre, mia madre,
            mio fratello, la nonna ed io. Rimango soltanto io.. Eravamo nascosti da ore in un rifugio e siamo
            usciti perché non potevamo più respirare. I falangisti scendevano dalle dune…la mia gente è corsa
            loro incontro agitando fazzoletti bianchi e gridando di non sparare. Loro hanno cominciato a far
            fuoco sugli uomini. Poi sulle donne ed i bambini. Mi sono nascosta in un gabinetto e da lì ho visto
            ammazzare la mia famiglia e quasi tutti i miei vicini. Il quartiere veniva rastrellato casa per casa.
            Gli uomini venivano uccisi subito, le donne ed i bambini venivano portati in uno spiazzo…mio
            cugino di nove mesi piangeva. Un falangista ha gridato “ Perché piange ? Mi ha stufato “ e gli ha
            sparato in una spalla…poi lo ha afferrato per una gamba e con la baionetta lo ha ucciso… Al
            mattino sono arrivati camion e furgoni per portare via i cadaveri…ci hanno condotti allo stadio
            fino a sabato 18 settembre, nella mattinata i falangisti se ne sono andati, allora sono
            scappata…alla domenica sera sono tornata al campo per cercare qualcuno dalla mia famiglia…ho
            trovato mio zio Feisal che avevo lasciato come unico sopravvissuto…ma prima di andarsene
            avevano ammazzato anche lui…”
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