Il piano Scholz-Macron, un ultimatum per schiacciare la Serbia con il suo consenso
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L'UE afferma di essere neutrale circa il Kosovo, per quanto riguarda il suo status.
O perlomeno l'UE non ha dichiarato di separarsi dalla situazione di neutralità del suo status. Nel settembre 2019, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha accolto con favore "la disponibilità dell'Unione europea a facilitare un processo di dialogo tra le parti", sulla base della dichiarata neutralità dello status dell'UE.
L'ultima"proposta" di Scholz-Macron non è che un ultimatum, che richiede alla Serbia di riconoscere l'indipendenza unilaterale illegale del cosiddetto Kosovo, accompagnata da un elenco di minacce di ciò che accadrà alla Serbia se non si conformerà. Inoltre, in questo ultimatum è dichiarato che è la posizione dell'intera UE. La sua vera natura non è mutata dall'essere presentato al popolo serbo come "un nuovo quadro negoziale dell'UE sostenuto dagli Stati Uniti". Un ultimatum resta un ultimatum, qualunque sia l'involucro.
Dobbiamo dire la verità: in primo luogo, che l'UE ha drasticamente abbandonato la sua neutralità di status e, in secondo luogo, che l'ultimo documento ( da chiunque sia stato scritto, seguito o sostenuto) è la prova che l'Unione europea esce tacitamente oltre il mandato assegnatogli dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Non ho alcun dubbio sul fatto che questa questione sia della massima importanza per la Serbia e che sia un'impresa da pazzi cercare di comportarsi come se si trattasse di incombenze usuali. Perché, se di fronte allo scenario in cui la decisione, giuridicamente vincolante, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non viene rispettata e gli orientamenti politici dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul mandato dell'UE di "facilitare il dialogo tra le parti" vengono ignorati, abbiamo la responsabilità e il dovere di dire ad alta voce che questo non è normale, non è vantaggioso per la fiducia reciproca e non è accettabile per la Serbia.
Anzi, non dovrebbe essere normale o accettabile per qualsiasi stato membro in buona fede delle Nazioni Unite. Se siamo d'accordo che gli eventi in corso riguardano gli interessi vitali e strategici della Serbia, se siamo fiduciosi che le nostre posizioni e punti di vista sono giusti, basati sui principi e ben fondati, cosa di cui siamo certi, e se una delle parti si irrita per questo, ci rammarichiamo, ma ciò nonostante dobbiamo mantenere la nostra posizione e non ritirarci. Non dobbiamo lasciarci trasportare dall'attuale stato di avanzamento del confronto o lasciarci influenzare da interessi a breve termine. Dobbiamo discernere le tendenze strategiche e articolare le nostre posizioni sulla base delle nostre esperienze, lezioni insegnateci dalla storia e le tendenze generali valutate con tutti gli aspetti fondamentali, invece che da ogni singola angolazione. Temo che, come paese e nazione, siamo stati continuamente esposti a un'influenza eccessiva della propaganda, delle opinioni e degli interessi unilaterali dell'Occidente. Questo non può essere un bene per noi, nemmeno se nasce da buone intenzioni; quando diviene un precursore della strategia dell'egemonia e del dominio, può diventare chiaramente disastroso. L'unica vera chiave per la pace, la sicurezza e una vita migliore per tutte le nazioni dei Balcani, compresi i popoli serbo e albanese, risiede nell'osservanza dei principi fondamentali del Diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e dell'attuazione coerente della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1244. Niente di tutto ciò si trova nel cosiddetto piano Scholz-Macron, presentato al pubblico come una sorta di "nuovo quadro negoziale dell'UE, sostenuto dagli USA" o come "accordo di base" tra la Serbia e il cosiddetto Kosovo . Il piano Scholz-Macron non è un quadro per i negoziati o per qualsiasi soluzione giusta o sostenibile. Questo è un piano per schiacciare la Serbia. Se possibile, con il consenso della Serbia. Se il piano Scholz-Macron è la chiave di tutto, nel contempo non è la chiave per la pace, la stabilità e il progresso di qualsiasi regione, nazione o Europa nel suo insieme. È il piano per il dominio totale della NATO guidata dagli USA sul popolo serbo e sui Balcani, e per impostare i Balcani come palcoscenico strategico nella guerra globale contro Russia e Cina. È la base del titano che continua a schiacciare la Serbia e l'intera nazione serba nei Balcani. Se il loro piano avesse avuto qualche buona intenzione, si sarebbero sforzati di fare almeno riferimento alle garanzie del Consiglio di Sicurezza dell'ONU nei confronti della Serbia, date dai loro predecessori il 10 giugno 1999. Se fossero stati di principio, se davvero volevano rispettare principi e diritto internazionale, se hanno perseguito una politica possibile come si aspettano che facciano gli altri, perché dovrebbero tenersi alla larga dalle Nazioni Unite e dalle decisioni prese dal Consiglio di Sicurezza? Dal momento che non lo erano, e non l'hanno fatto, la Serbia dovrebbe rimanere fedele a se stessa, al suo popolo, ai suoi antenati, al suo patrimonio storico e alle conquiste durature appartenenti alla civiltà mondiale. Perché avevano bisogno della Meloni? Per aiutare Macron ad annacquare il suo ruolo poco onorevole nel "duetto" con Scholz? O per rafforzare congiuntamente la dimensione europea del "Piano"? O forse aiutare Roma, come vicina, a rivendicare un pezzo di merito per la concretizzazione connivente della Grande Albania? A parte gli Stati Uniti come mente, al trio manca ancora Rishi Sunak ( il neo premier inglese, ndt)per riprendere il ruolo di Neville Chamberlain, così da fare una replica di "salvare la pace" nel 1938 a Berchtesgaden almeno come convincimento che la prima copia fu 85 anni fa. In base all'"Accordo di Bruxelles" del 2013, la Serbia ha ritirato il proprio ordinamento giuridico e costituzionale e le proprie istituzioni nel nord della provincia del Kosovo. A sua volta, seppur solo sulla carta, la Serbia ha assicurato alla Comunità dei comuni serbi (CCS) poteri esecutivi. Ora, dopo dieci anni passati a 'tendere la corda' fino a spezzarla, sembra che gli avversari della Serbia, la leadership serba giura che questa corda è 'l'unica alternativa', siano decisi a costringere la Serbia a pagare ancora una volta un prezzo per l'istituzione della CCS, e cioè una CCS vuota, assoggettata alla cosiddetta Costituzione del Kosovo. Per questo magro guadagno, la Serbia dovrebbe accettare che il piano/accordo Scholz-Macron sia una buona base per la ripresa dei negoziati che porteranno alla conclusione di un "accordo completo e giuridicamente vincolante sulla normalizzazione". Quindi, USA, UE, NATO e Priština proclameranno e spiegheranno che "normalizzazione" significa riconoscimento reciproco, creazione di "relazioni di buon vicinato", rispetto della reciprocità, della sovranità e dell'integrità territoriale delle "parti" e della cosiddetta piena adesione del Kosovo nelle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite e simili. Se la Serbia accetta ciò che è stato escogitato da coloro che le preparano sempre la stessa trappola, potrebbe anche articolare il suo consenso in modo diverso, ma questo di per sé non modificherebbe molto lo svolgersi degli eventi a scapito della Serbia.
È molto rischioso affidarsi alle garanzie date da chi ha già dimostrato di non aver mai mantenuto la parola data, invece di insistere sulle garanzie esistenti date dal Consiglio di sicurezza dell'ONU e da chi ha visioni del mondo diverse e sostiene la sovranità e l'integrità territoriale di Serbia. Questi ultimi comprendono quasi i 2/3 del mondo, la cui rilevanza nelle relazioni globali sta aumentando, anziché diminuire. Le pressioni e la gravità della situazione in cui si trova la Serbia non sono e non possono servire da giustificazione per allontanarsi dai diritti, dai principi e dalle garanzie esistenti. Al contrario.
*Ministro degli Esteri della Yugoslavia dal 1998 al 2000 e attuale presidente del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali
Traduzione a cura di Enrico Vigna Forum Belgrado Italia
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Overstatement from Davos 2017. |
Liberal corporative capitalism, for reasons of lowering traveling costs, proposed not to travel to history alone but packed togather with NATO, EU and unipollar World Order. Workers participation has good chances to step in provisionally, buying time for full scale workers selfmanagment. |