Repubblica Serba di Bosnia: Milorad Dodik ha vinto le elezioni della Repubblica Serba (RS) e sarà uno dei tre presidenti della Bosnia Erzegovina
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di Enrico Vigna, 13 ottobre 2018
Milorad Dodik, presidente uscente della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti della SRPSKA, insieme al Partito Socialista di BH e all’Alleanza Popolare Democratica, ha vinto, con il 56% dei voti, le elezioni e rappresenterà la popolazione serba nel Parlamento della Bosnia Erzegovina, nonostante forti pressioni da più parti. Tra cui pressioni e ricatti che venivano dalle ambasciate occidentali, che hanno cercato di escludere la componente serba di Dodik dalla scena politica bosniaca. L’altro candidato serbo sconfitto, Ivanic ha sicuramente pagato per le politiche subordinate verso l'Occidente di questi anni, e la sottovalutazione dell’interesse nazionale serbo nello scenario bosniaco.
Gli altri due rappresentanti, saranno, per la comunità croata di Bosnia Željko Komšić del Fronte Democratico dei Croati della BH, mentre tra i musulmani è stato eletto Šefik Džaferović del Partito d’Azione Democratica (SDA), che documenterò poi chi sono e che ruolo hanno avuto durante la guerra degli anni novanta.
Come si sa la Bosnia ed Erzegovina, sulla base degli Accordi di Dayton dopo la guerra fratricida, è formata da due entità: la Federazione della Bosnia ed Erzegovina (abitata in prevalenza da cosiddetti bosgnacchi e croati) e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (abitata in prevalenza da serbi). Ha tre presidenti perché è divisa in tre principali gruppi etnico-linguistico-religiosi: i cosiddetti bosgnacchi (musulmani), i croati (cattolici) e i serbi (ortodossi). Ognuna di queste tre componenti elegge un presidente che a turno, per otto mesi, esercita il suo mandato nel corso di quattro anni.
Dodik è nato a Banja Luka il 12 marzo 1959, capitale dell’etnia serba; ha una laurea in scienze politiche ed è in politica da più di trent’anni. Dopo una breve esperienza da consigliere comunale, durante la guerra civile fu il capo dell’unico partito di opposizione al Partito Democratico Serbo di Karadžić. Più tardi a partire da quell’esperienza Dodik fondò l’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), che dal 2006 ha sempre vinto le elezioni presidenziali nella Repubblica serba.
Secondo gli osservatori internazionali dopo essere stato negli anni ’90, spesso elogiato e corteggiato dall’UE e dagli USA, negli ultimi anni, avendo spostato verso la Russia interessi e prospettive di sviluppo della Srpska, è ora indicato come un dittatore, corrotto e inaffidabile. Arrivando persino a conteggiare che è il Presidente in Europa ad aver incontrato il maggior numero di volte il Presidente russo Putin, naturalmente questo diventa una macchia e fa assumere lo status di pericolosità politica.
In realtà il problema vero è che la RS di Bosnia, in questi anni ha costruito con la Russia ( ma anche con la Cina), importanti progetti per lo sviluppo del paese, in campo idroelettrico, industriale, delle infrastrutture, ma anche su un terreno militare, avendo da poco stretto un accordo con il governo russo per costituire e addestrare un “corpo di elite” della polizia serbo bosniaca; oltre a rivendicare una radice di fratellanza storica e culturale con la Russia. Tutti peccati mortali…per l’occidente.
“…Possono accusarmi di qualunque cosa, anche di essere un “cattivo”, ma io sono semplicemente un politico che segue e rappresenta la volontà della gente che vive qui. E questa gente non si riconosce in questa Bosnia, ama la Russia e si fida del suo Presidente Putin…”, aveva dichiarato al New York Times.
In realtà il più grosso timore delle elite occidentali è che, data la sua popolarità nella comunità serbo bosniaca, Dodik riproponga un referendum, già fatto nel settembre 2016, che aveva ottenuto il 99,8% dei consensi per rendere il 9 gennaio festa nazionale della RS. I bosniaci musulmani e i croati cattolici si erano opposti al referendum, che fu invalidato, perchè definito come incostituzionale dalla Corte Costituzionale bosniaca. Il 9 gennaio è l’anniversario della dichiarazione di indipendenza dei serbi bosniaci nel 1992, dopo che nell’ottobre del 1991 il parlamento bosniaco emanò un Memorandum sulla riaffermazione della sovranità della Bosnia e separazione dalla RFSJ, i serbi bosniaci non lo accettarono e abbandonarono il parlamento bosniaco (con sede a Sarajevo) e crearono un Parlamento alternativo che rappresentasse i serbi della Bosnia e coloro che continuavano a credere nella Jugoslavia unita, tra cui una consistente parte di musulmani. Poi fu organizzato un referendum nel quale la stragrande maggioranza dei votanti si espresse per la creazione di una Repubblica Serba che rimanesse unita alla Repubblica Federale Jugoslava (Serbia e al Montenegro). Il parlamento dei serbi bosniaci proclamò la nascita della Repubblica del Popolo Serbo di Bosnia ed Erzegovina il 9 gennaio 1992, dopo la dichiarazione unilaterale di secessione dalla Jugoslavia del parlamento di Sarajevo.
In effetti Dodik non ha mai nascosto la sua idea di unificare la Srpska alla Serbia, come fatto storico naturale in tutti i suoi aspetti. Il presidente della della Republika Srpska (RS) parlando al 50° anniversario della Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado, di fronte agli studenti, così esprimeva chiaramente il suo pensiero: “… I serbi non devono nascondere i loro progetti. Penso che l'elite intellettuale e politica serba, ovunque si trovino, debba finalmente liberarsi dalla morsa della correttezza politica imposta, e determinare il progetto dell'unificazione dei serbi, della RS e della Serbia, in un'unica unione statale territoriale…".
Ma questo aprirebbe scenari destabilizzanti nei paesi della ex Jugoslavia e nei Balcani, con ripercussioni politiche, economiche e militari incalcolabili, ma che sicuramente farebbe saltare tutti i fragili, e spesso imposti dalle potenze occidentali, equilibri e relazioni geopolitiche delicatissimi. Questo è un dato di fatto, qualcuno ritiene che potrebbe essere positivo per i popoli e negativo per gli interessi NATO, USA ed europei.
Nella sua prima dichiarazione davanti ai giornalisti, ha ribadito che il suo mandato avrà la funzione principale di difendere gli interessi dei serbi e la difesa dei loro diritti stabiliti negli accordi di Dayton, senza concedere nulla di meno, di quanto spetta loro, soprattutto non permetterà alle altre due entità di accrescere le loro mire a scapito dei serbi.
“…La Repubblica Srpska è la cosa principale nella mia agenda politica e nient’altro. Se sarà possibile lavoreremo con la Presidenza della BiH, e se non sarà possibile, so cosa fare..”. Dodik è stato risoluto, come nel suo stile.
Nonostante le elezioni siano state regolari e trasparenti, la stessa OSCE ha dichiarato che sono state eque e corrette, nonostante che Dodik sia espressione di un voto popolare ampio e generale, immediatamente si è scatenata una aggressione mediatica dispiegata. Nazionalista, estremista, antidemocratico, secessionista, filo russo, amico di Putin, antieuropeista, ecc.
Ritengo di fare una cosa utile nel documentare chi è il nuovo presidente serbo, senza pregiudizi o particolari simpatie, semplicemente fornire elementi per capire, anche all’interno delle contraddizioni europee, balcaniche e geopolitiche internazionali di questa fase, perché e come mai la popolazione serba ha scelto lui per difendere i propri interessi nella intricata realtà bosniaca, e sulla base di quali proposte o speranze l’ha delegato a rappresentarli.
Chi è Milorad Dodik
“ …E’chiaro che S. Dzaferovic e Z. Komsic,( gli altri due eletti, ndt), porteranno nella Presidenza le loro politiche di guerra…in quanto essi pensano che la loro visione della Bosnia Erzegovina sia l’unica possibile, io non la penso così. La posizione costituzionale della BH è definita come due entità e tre popoli costituenti, e questo dovrebbe essere chiaramente manifestato e visibile in questo paese...”, ha dichiarato a Glas Srpske.
“…Mi impegnerò per gli interessi della Republika Srpska e le mie relazioni estere saranno principalmente serbe e non accetterò qualsiasi tipo di imposizione esterna. Non mi importa chi è stato eletto delle altre due entità, non mi farò condizionare da loro, ma faccio riferimento solo al mio popolo che mi ha eletto e mi sostiene…”, ha dichiarato Dodik, con il suo tipico stile chiaro e netto di comunicare.
Riguardo gli altri due membri eletti alla Presidenza della Repubblica bosniaca, Dodik ha affermato che il loro passato nella guerra degli anni novanta, dovrebbe interessare le istituzioni giudiziarie, ma evidentemente queste non fanno correttamente il loro lavoro e quindi sono anticostituzionali.
“…La Costituzione è un documento inviolabile e tutti gli altri atti istituzionali dovrebbero derivare da essa, ovviamente il passato di guerra incide, ma tutto ciò che riguarda la guerra passata e le gli accadimenti successi, avrebbe dovuto già essere risolto molto tempo fa e elaborato in modo responsabile e ragionevole…Se ci sarà una gestione collettiva corretta e conforme alla Costituzione e tutti si atterranno a questo, non ci saranno problemi, altrimenti saprò fare i passi necessari e rispondenti agli interessi del popolo serbo di Bosnia…Abbiamo un testo costituzionale che è stato in questi anni violato in molti atti e disposizioni istituzionali. In quanto persone ragionevoli e sensate dovremmo ritornare dentro gli schemi costituzionali e non approvare leggi che non sono conformi alla Costituzione…”.
Commentando le notizie di servizi di intelligence occidentali secondo cui, dopo le elezioni, per le strade della Repubblica Serba sarebbero scoppiati disordini, ha detto che: “… ci sono tante strutture che vogliono l'instabilità nella RS. E’ chiaro che una parte della comunità internazionale vuole instabilità e problemi in casa nostra e anche molti centri di intelligence e servizi di sicurezza vogliono generare il caos nella Bosnia serba...il fronte serbo che vuole difendere i suoi interessi politici, non deve permettere che qualcuno operi in questo tipo di provocazioni e deve ribadire alla comunità internazionale che la nostra Repubblica e le sue istituzioni non possono essere destabilizzate..”.
Nella conferenza stampa di mercoledì 10 ottobre a Banja Luka, Dodik ha detto che poche ore prima aveva parlato con il ministro degli Affari Esteri della Russia Sergey Lavrov, il quale, a nome del Presidente della Russia Vladimir Putin e di se stesso, si sono congratulati per la vittoria elettorale e ha augurato a lui il successo nel suo lavoro e gratificazioni e successo per il popolo serbo della Bosnia. Lavrov ha dichiarato che la Russia sosterrà la politica del presidente Dodik e della sua Alleanza.
Dodik ha denunciato che l'ambasciatrice statunitense in Bosnia-Erzegovina Morin Kormak, ha interferito direttamente con il processo elettorale: “… È provocatorio e non è degna di rappresentare un grande paese come gli Stati Uniti. Kormak ha contribuito alla destabilizzazione della BiH…”. ha sottolineato il presidente serbo bosniaco. Il presidente della Republika Srpska, ha dichiarato a RTRS che l'ambasciatrice statunitense a Sarajevo Morin Kormak ha fatto pressioni sui membri della Commissione elettorale centrale della BiH. Dodik ha sottolineato che Kormak è rimasta frustrata perché i suoi "cuccioli" non hanno vinto le elezioni.
"…Capisco il suo risentimento, esso è legato al fatto che i suoi" cuccioli" non sono passati, ora sta cercando di fare qualcosa per mettere in dubbio questa cosa: ma l'unica autorità competente è la CEC, e lei ha cercato di influenzarla, non ha comunicato e nessuno ha avuto informazioni sul fatto che lei fosse lì e avesse cercato dichiarazioni su presunte irregolarità,ma non ha trovato niente…l’ l'unica irregolarità è che la signora Kormak non sa contare i voti. Io, ora come membro della Presidenza della BiH, mi impegnerò a cambiare la legge elettorale e dico che ora che i voti sono satati contati anche dall'ambasciatrice statunitense Morin Kormak, la assicuro che finché lei sarà viva, non ci sono problemi, la donna avrà qualche soddisfazione qui in BiH, le faremo contare sempre i voti… ieri l'OSCE ha annunciato che le elezioni sono state eque e corrette. L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha affermato che tutto andava bene. La commissione elettorale centrale è quella che decide in merito. Non ci sono notizie dalla polizia che ci siano state cose anomale. E ora, solo perché il suo “cucciolo” non è passato, sta cercando di fare qualcosa qui. È incredibile. Questa insolenza è incredibile…", ha detto Dodik.
Già nel 2013 come presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik in un intervento pubblico a Trebinje aveva affermato che: “… l'indipendenza della Srpska sarà raggiunta attraverso mezzi politici, e non con le armi… l'obiettivo finale della Republika Srpska è di avere un più alto grado di autonomia e la sua indipendenza come obiettivo…Se in BiH questo non può essere discusso in questo modo pacifico, allora è ancora più normale che si va verso lo scioglimento della Bosnia ed Erzegovina, e allora ognuno inizi la propria strada. Non sono sicuro che la guerra sia necessaria per questo ", aveva detto Dodik ai giornalisti a Trebinje.
Minacce di morte erano giunte a Milorad Dodik, quando, in seguito alla condanna all’ergastolo del Generale Mladic del Tribunale dell’Aja, aveva stigmatizzato la sentenza, definendo Mladic un eroe e un vero patriota serbo.
Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia/CIVG
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Liberal corporative capitalism, for reasons of lowering traveling costs, proposed not to travel to history alone but packed togather with NATO, EU and unipollar World Order. Workers participation has good chances to step in provisionally, buying time for full scale workers selfmanagment. |